SUPERCANIFRADICIADESPIAREDOSI
"SUPERBAU"
(CD DIGIBOOK 2012 - GULLIVER STUDIO RECORDS dur. 48'52")

(PROMOVIDEO SUPERBAU)
Prodotto da Alex Carlin per la Gulliver Studio Production, registrato e mixato da AlesSOUNDdro Beat-tosti e masterizzato dal soundpusher Morisz Acrificato, "Superbau" è sicuramente il disco più vario e ambizioso che abbiamo mai pensato. Per non parlare dell'elegante e prepotente DIGIBOOK realizzato da Creo Robae con libretto di ben 32 pagine con testi edisegni originali di Brodolfo Sgangan. Questa mattonella contiene 13 brani nuovi di zecca più 2 vecchie hit rivisitate per l’occasione. Ritmo, melodie funky-pop, sferzate metal-rock, tastiere anni ’80, massiccio uso di campionamenti (registrati e plasmati dalla band), 2 inconfondibili voci, una batteria potente ed efficace e due bassi sempre in evidenza sono il nostro marchio di fabbrica.
Siamo fieri di tutto!
Supercanifradiciadespiaredosi ha usato:
Brodolfo Sgangan -voce guttuliricante, basso, maracas, organizzazione, media, disegni
Findut Poteidone - voce assurdopenasale, poteidofono, basso, campioni, click, chitarra classica, dimenticanze
Maglio Perforante -batteria, cuffie, chitarra classica, percussioni facciali, aspirapolvere
Ospiti:
Helmut Handa - chitarra in "Vividoppio"
I Supercuccioli - coro in "Casadonia"
Rockhardo Sgangan - risata da scienziato pazzo in "Cane Bagnato"
Millanta Corus 35 - corazzo in "Forza di gravidanza"
RECENSIONI:

# 253 febbraio 2013
I Supercani (concedeteci l’abbreviazione) stanno alla musica come la filosofia Slow Food sta al cibo, più o meno. Senza posate, magari. Sono passati cinque anni dal precedente “Millanta Cosae” e il divertentissimo ibrido NoMeansNo/Primus si è asciugato intorno a basso-batteria-synth-voce. I giochi di parole e gli arrotamenti vocale/consonanti sono tuttora la cifra più entusiasmante e originale del gruppo: dalla stessa matrice del nome si diramano scioglilingua fra lo sberleffo e l’onomatopea, arma giocattolo ma affilata che in un brano come Forza di Gravidanza(in una nuova versione) raggiunge il trionfo. Disco certamente per pochi, orfani degli anni ’90 più felicemente sfaticati.
VOTO : 8
Raoul Duke
sito web
Ci troviamo nel bel mezzo del Rock Trentino, scena musicale che conosco molto bene nella sua genialità ed estrosità.
Certamente è grazie a questo background che non mi sono sorpresa nel vedere i tre ragazzacci che prendono il nome di SuperCaniFradiciAdEspiareDosi ( Brodolfo Sgangan – basso e voce - Findut Poteidone – Poteidofono, basso e voce - e Randy Molesto - batteria) con occhi neri e collari o che non sono rimasta stupita nell’ascoltare questi 15 brani usciti dalla borsa di Mary Poppins che danno vita al nuovo album e che trattandosi del lavoro di una “Bau Band”, come loro stessi si definiscono, non poteva che prendere il nome di “Super Bau”. Super Bau esce ad una certa distanza dai Cd precedenti (l’ultimo è del 2007) e presenta alcune novità già nella composizione del gruppo stesso, ovvero l’ingresso del nuovo batterista Renzo Meola, detto Randy Molesto.
I Super Cani divertono e si divertono a inventare strani titoli(come “Tudetop”, “The Feeno”, “Aou”) e scioglilingua più o meno comprensivi (“Koalalì”, “Sganghinghengo”) o a dar vita a canzoni cui fatichi ad attribuire un senso, ammesso che un senso una canzone debba necessariamente averlo.
Ma qui direi che termina la parte goliardica del gruppo e della sua descrizione, i tre trentini - sia chiaro - non scherzano affatto con gli strumenti, li sanno suonare, il suono è preciso e nitido frutto di un ottimo lavoro di produzione, le canzoni hanno un ritmo coinvolgente e penetrante, interessanti le armonizzazioni tra le due voci che si inseguono tra il serio ed il faceto, ad esempio in “Casadonia” o in “Canoa", bellissimi anche i pezzi solo strumentali come Pitollo.
La peculiarità dei Super Cani è che non usano chitarre ma due bassi, oltre alla batteria, ciò attribuisce alla sezione ritmica un ruolo determinante o forse è meglio dire esclusivo. Una vera chicca è “Forza di Gravidanza”, irriverente e spassosa nel testo “pazzo si muove e ti rovina la stanza”, pazzo venuto fuori da “uno schizzo senza creanza”, altri pezzi sono di quelli che ti gasano a forza di sentirli e che sono adatti a canine pogate sotto palco come “Tudetop”, “Vividoppio”, “Suplutone”.Mi sono informata in rete ed ho letto che i tre, Super Bau alla mano, stanno iniziando il loro giro di serate, sarei veramente curiosa di sentirli suonare live e farmi mettere sul cd una bella zampata!!
Recensore: Simona
Voto: 3.5/5

sito web
A prima vista appaiono un po’ fuori tempo massimo i SuperCaniFradiciAdEspiareDosi. Il rock demenziale italiano ha sparato i suoi ultimi colpi con Trombe di Falloppio, Santarita Sakkascia e Gli Atroci; dagli Skiantos a Elio e Le Storie Tese il discorso si fa più complesso e delicato, perché inserito nel pieno del mainstream. Nati agli inizi del 2000 con il nome di The Ficient, i SuperCani passano anni nel sottobosco rock del Trentino, periodo fecondo durante il quale escono con i primi due lavori, “Mondo cane" (2004) e “Millanta cosae" (2007). Collaborano con Buldra, La Piccola Orchestra Felix Lalù e The Bastard Sons of Dioniso, suonano tanto dal vivo e cambiano componenti, rinascono e festeggiano nel 2012 i dieci anni d’attività con questo “SuperBau”, lavoro fiume (15 brani, quasi 50 minuti di durata) nel quale celebrano il riff bau nel migliore dei modi. Prodotto da Alex Carlin, registrato e mixato da Alessandro Battisti e masterizzato da Mauro Andreolli, SuperBau è a tratti anacronistico: spesso sembra di ascoltare per la prima volta il crossover dei Suicidal Tendencies ai tempi di Lights...Camera...Revolution!, il punk psicotico dei Nomeansno o le follie di un Les Claypool in acido. In realtà, escluso il difetto dettato dalla lunghezza eccessiva (troppo amore, non si vuole lasciare nulla fuori), questo dischetto mostra una band in palla. Tra due bassi, due voci che si intrecciano in modo davvero particolare, una batteria e una tastierina analogica, Brodolfo, Findut e Randy mescolano con sapienza rock, metal, funk, elettronica, fusion e pop, senza mai far mancare l’inevitabile approccio ironico. A partire da Tudetop (la opener che tutti vorrebbero scrivere) giù fino ai classici Forza di gravidanza, Aou e alla mastodontica e libertaria Bulliver, l’ascolto del disco si rivela divertente, passionale e accattivante. Koalalì è un singolo perfetto (da far ascoltare in tutti i canili, Francesco Salvi è avvertito), il funky domina sovrano in Vividoppio e Cavità Schumann, il groove è malsano in SuPlutone – per inciso, la vera hit della band. Folli afflati zappiani compaiono in Casadonia e Cane bagnato; il metallo, l’electro trance ed il prog si combinano in Sganghinghengo; tentazioni pop avvinghiano The Feeno e Canoa. E se non si fosse ancora sicuri di prestare la giusta attenzione, le strumentali Pitollo e Bautilus mettono in chiaro quale sia il bagaglio tecnico e compositivo a disposizione. SuperBau ci riporta sul planetoide Plutone con un grosso sorriso stampato sulle labbra. La bau-band è tornata a mordere: entrate nel Bautilus e vivrete un appassionante viaggio cantascientifico.

# marzo 2013
Beh, per riuscire a parlare di questo terzo cd dei trentini SCFAED, bisogna dimenticarsi di star scrivendo per Metal Maniac ed aprire la mente a tutto ciò che questi pazzi scatenati ci riversano nei nostri malandati padiglioni auricolari. Eh sì, perché qui di metal non ce n’è, non fosse altro perché suonano senza la chitarra ma con due bassi, cose che, a memoria, avevano fatto solo i Cop Shoot Cop e con un precedente del genere, non ci si può aspettare canzonette, ma un’ ondata di musica piena di mille influenze, ispirata da Mr. Bungle, Primus (la voce e l’uso del basso principale), ma anche da sigle di cartoni animati, colonne sonore e musica popolare. Particolarmente divertenti risultano i tre brani in coda, “Forza di gravidanza”, già edito sul precedente “Millanta Cosae”, come anche il succesivo “AOU”, dedicato alle signorine pugliesi, e la finale joke song “Bulliver”, ma segnalo per l’imprevedibilità anche “Koalalì”, di cui è stato girato un video, “Suplutone”, quasi orecchiabile, e “Cane Bagnato”, sincopato e sconvolto come lo scienziato pazzo che ridacchia alla fine! L’impressione avuta è che il gruppo si diverta a fare quello che vuole, fa musica in totale libertà, senza schemi e restrizioni di sorta, così facendo riesce persino a trasmettere un po’ di questa energia positiva a noi che li ascoltiamo, poi, solo per la scelta del nome, meriterebbero il Grammy!
VOTO: 8
I trentinesi supercani sono una vecchia conoscenza di trippa Shake, Brodolfo e soci mi deliziano il palato ancora con il loro suono…. I due bassi su tre componenti fanno riferimento a un suono che una volta era definito Crossover. Primus e tutta la banda Living Color, Sabot ecc… sono d’obbligo come citazioni, i testi sono molto “espressivi”, stracolmi di giochi di parole e doppi sensi si tende a perdersi dopo i venti secondi, ma va bene così… ed è qui che parte l’ennesima avventura, stavolta denominata “Superbau”…. Vividoppio è molto “bellissima”, un funk crossover che a volte ricorda addirittura i primi RATM, come del resto Cavità Schumann, poi Koalalì e Casadonia, ovvero il pezzo che vorrei sentire quando ho incontri ravvicinati da Calzedonia. Suplutone è un pezzo tutto d’un pezzo, fra astronavi ufo e seghe varie…. Sganghinghengo è bellissima e terribilmente piacevole! Pitollo è un pezzo adattissimo a una colonna sonora… semmai gliela chiedo….strumentale…Cane Bagnato mi ricorda Asstttooo dei Paolino Paperino Band… Forza di Gravidanza secondo me è la hit single del disco da mettere nelle puntate di Discoring. Aou…..il ritornello ci starebbe bene come suoneria del cellulare! Nella finale Bulliver sembrano i residents…. Che dire… geniali quanto incompresi, ma conoscendoli da tempo vi consiglio una bella ascoltata.

Manuela Santacatterina
SuperCaniFradiciAdEspiareDosi, il cui acronimo è SCFAED, è il progetto musicale di Brodolfo Sgangan (voce e basso) e Findut Poteidone (voce, basso e Poteidofono) ai quali si è aggiunto, per il loro nuovo lavoro, Randy Molesto, alla batteria.
Nati musicalmente nel 2003 con il demo, “Colosso Bauroso”, tornano con ”SuperBau”. Questo è il titolo del loro ultimo disco, pubblicato a cinque anni di distanza da “Millanta Cosae”, con il quale vinsero il Concentratissimo rock e il Summer Gasoline Festival nella sezione Brani Originali. Registrato e mixato da Alessandro Battisti, “SuperBau” vede gli SCFAED affiancati, nella produzione, da Alex Carlin per la Gulliver Studio Production.
Il risultato sono quindici tracce, tredici inediti e due vecchi brani rivisitati, che trasportano gli ascoltatori in un mondo personale e originalissimo, fondato sui giochi di parole e le onomatopee accompagnate da un sound potente e personale. Per il ritorno sulle scene, il gruppo trentino, ha fatto le cose in grande. L'album è stato realizzato da Claudio Ruatti in digipack. Al suo interno è presente un libretto di più di trenta pagine contenente, oltre i testi ovviamente, i disegni autografi di Brodolfo Sgangan.
Lavoro incentrato su una forte ritmica, tra sonorità elettroniche e funky, un richiamo ai suoni degli anni'80 e una costante presenza della batteria e dei bassi di Sgangan e Poteidone. Si parte con Tudetop, dove all'ululato di sottofondo fanno da spalla la batteria e il basso potenti e centrati. Vividoppio risalta per il suo basso funky e corposo e per la misteriosa presenza, alla chitarra, di Helmut Handa. Koalalì ci riporta agli anni '80 con le sue tastiere dal sound elettro. La canzone, inoltre, ha ispirato il video di Alex Bettini, presentato al Film Festival della Montagna di Trento. Sempre sul versante funky troviamo Cavità Schumann con un richiamo rock come in Suplutone.
Presenti molti campionamenti come nella elettro pop The Feeno o nella canzone più vicina all'heavy metal di tutto l'album, Sganghinghengo. Due i brani interamente strumentali con venature rock e suoni “alieni”, Pitollo e Bautilus, quest'ultima inoltre cambia a metà del brano, acquistando in delicatezza. Proprio come Canoa, il brano più solare dell'intero progetto. Forza di Gravidanza e AOU sono, invece, le due vecchie hit rivisitate dal gruppo, rese più potenti dagli arrangiamenti. Si chiude con Bulliver, brano dalla ritmica trascinante, nata e registrata in sala prove.
Gli SCFAED sono un gruppo che è stato in grado di creare, nel corso degli anni, un sound proprio, con una forte identità e conoscenza musicale che gli permette di mischiare diversi generi con grande naturalezza.

Voto 7,5
Dopo cinque lunghi anni di letargo, il bizzarro trio dei Supercani si rigetta a capofitto in quel composito e variopinto calderone di trovate semiserie, note dissonanti e lampi di pura genialità che ormai rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica nel contesto dell'inusuale prospettiva artistica propugnata dal gruppo. Il quale ha il grande merito, in questa circostanza, di non cercare a tutti i costi di riproporre un modello già sperimentato, rimettendosi viceversa in discussione con l'obiettivo di esplorare soluzioni nuove ed assecondare la propria innata vocazione a sovvertire regole ed aprioristici concetti. Definire sperimentale l'approccio adottato in questa circostanza appare quanto meno riduttivo, considerando le escursioni senza bussola nel mondo del pop-rock elettronico o della psichedelia di riusciti passaggi quali The feeno o della stralunata Sganghinghengo. Il mondo dei Supercani è magmatico, privo di punti di riferimento stabili, sfuggente a qualsiasi tentativo di razionalizzazione: in definitiva è proprio questo il punto di forza di un lavoro curioso e tremendamente accattivante.
(Michele Martini)
Il power trio trentino dei Supercanifradiciadespiaredosi continua la sua storia con "Superbau", ancora una volta improntato a mimare e tributare il mondo degli animali domestici (gli ovvi cani in particolare), con effetto vincente nella girandola non-sense di "TUDETOP", negli anti-funk Primus-iani di "VIVIDOPPIO" e "CAVITA' SCHUMANN", nel ritmo denso di "KOALALI'", il boogie alla "How many more times" dei Led Zeppelin di "SUPLUTONE", la tastiera da spiaggia di "CANOA" e quella ipnotica di "CANE BAGNATO". Il resto rimane il più delle volte autoreferenziale, a parte l'incubo Pere Ubu-iano di "AOU" (una delle loro creazioni più dadaiste di sempre) e la taranta dissennata di "BULLIVER". Terzo album, il loro più ambizioso e forse anche sincero, con molti numeri che evolvono dalla loro primigenia, ingenua vena comica per una demenzialità creativa. Snodi imprevedibili, qualche imitazione di Elio di troppo, un gusto caleidoscopico nell' invenzione.
(Michele Saran 6/10)
Ed eccoteli lì, dietro ad un nome che in un primo momento potrebbe suscitare ilarità si nasconde una band che azzarda in un periodo in cui il 90% degli emergenti vede nell'azzardare il primo passo verso il fallimento, spingendosi forzatamente ed implacabilmente verso un' omologazione spersonalizzante ed asettica. I Supercanifradiciadespiaredosi, power trio dalle radici ben salde nel punk riesce ad esprimersi per ciò che "sente di avere da trasmettere", liberandosi, e liberandoci, dall'incubo piatto del "chissà gli altri cosa si aspetteranno da noi". Il disco se pur leggermente lungo, 15 brani possono apparire decisamente troppi, è un incrocio felice e ben riuscito di dissonanze, melodie, arie malinconiche e momenti forzatamente autoironici.
I due bassi riescono a fondersi insieme in maniera più che piacevole (e detto da un bassista non è complimento da poco!), richiamandomi all'orecchio sonorità più e meno recenti con influenze che spaziano dal meraviglioso Maroccolo (e non devo aggiungere altro) fino a toccare, in alcuni tratti, l'irriverenza funk di un Flea dei dischi del nuovo millennio.
Ciò che emerge, già dal primo ascolto dell'intero disco, è la presenza di due correnti di influenza artistica ben precise e distinte all'interno della band che trovano realizzazione sincronica in 'Suplutone' (vagamente desertica), 'Sganghingengo'(Tool-eggiante), ‘Cane bagnato' (che profuma di 17re) e 'Forza di gravidanza'. Se da una parte abbiamo un funk irriverente e ben fatto, anche grazie ad un uso coerente dell'elettronica, mai superfluo o scontato, dall'altra parte c'è una vena psycho/indie/rock con richiami, soprattutto bassistici, a quella parte degli anni '80 che troppo spesso viene dimenticata.
Le melodie risultano estremamente malinconiche e ben studiate, soprattutto quando non siamo nella zona ad alta influenza funk, che chiameremo FunkZone, ed il tutto viene magistralmente incorniciato da voci che difficilmente potremmo definire tali in un contesto musicale canonico. L'album si apre con aree che definirei d'ispirazione punk ma subito riescono a trasportarti altrove, dove le linee di basso riescono a scambiarsi creando intrecci decisamente interessanti, soprattutto su 'Vividoppio' e prosegue per alcuni brani nella FunkZone fino a quando in 'Casadonia' non si percepisce che c’è ancora molto altro da esplorare. Da dopo 'The feeno' si ha la certezza che l'oscillazione fra le due componenti stilistiche stia diventando risonanza e si autoalimenti con il susseguirsi dei brani e delle singole parti.
Particolarmente interessante la voce in 'AOU' in cui la linea vocale ritmica lascia spazio all'ascoltatore che si perde sotto una notevole maestria lessicale, espressa fino alla perdita di significato delle singole parole, smembrate e riassemblate apparentemente a caso, che si muovono come palle di gomma gonfiate ad elio sopra l'incalzare della sezione ritmica.
Una band notevole e decisamente interessante, l’unica nota dolente, se così la si può definire, resta la forte dualità stilistica dei 15 brani dell’album…magari tagliando qualche traccia estrema da un lato o dall’altro o studiando più approfonditamente la track list se ne sarebbe potuto minimizzare l'effetto.
Samu
Voto complessivo: 75/100
Iersera son stato su a Trento, a trovar degli amici e a ber delle birre. Il sempre bellissimo Penasa, non appena mi ha visto, mi ha detto: “Toh, ti ho portato un regalo…” e poi ha simpaticamente aggiunto “cosí magari mi fai una recensione” – io questa battutanon l’ho mica capita per niente, ma mi ha fatto tanto ridere lo stesso.
L’oggetto in questione, il regalo: un parallelepipedo a base quasi quadrata, molto appiattito, diciamo un centimetro circa lo spigolo più corto, tra i dieci e i quindici centimetri i restanti; una delle due facce più grandi presenta, su sfondo blu, il disegno di una specie di tirapugni giallo all’interno di un pentagono irregolare cavo, dal bordo rosso; in alto, in caratteri tridimensionali bianchi (ma con la profondità in nero) la scritta “superbau“, però in maiuscolo; in basso, sempre in maiuscolo ma in nero, la scritta “scfaed“; sulla faccia opposta, ancora su sfondo blu elettrico, un sacco di scrittine bianche che non sono stato a decifrare, e un bollino rilucente, ologrammatico, di circa 2 x 3 centimetri, con altre scritte ancora più piccole. L’oggetto appare ricoperto di una sottile pellicola trasparente tipo cellophane, molto delicata, tanto da deteriorarsi rapidamente: già penso di aver rovinato il bellissimo regalo, quando intuisco che a rompersi è solo un involucro protettivo, destinato comunque ad essere rapidamente smaltito in appositi contenitori. Ed in effetti, rimossa la pellicola, scopro con gioia che il misterioso parallelepipedo, su cui mi sto già interrogando intensamente, si apre come fosse un libro, anzi è proprio una specie di libro.
Un libro di bellissime poesie, immagino scritte da Penasa e i suoi amici, e di fantastici disegni. I disegni (i disegni degli amici di Penasa) sono pieni di ossi, denti e altre parti del corpo, di animali coloratissimi ed indaffaratissimi, di personaggi alle prese con i problemi più disparati: raccontano una storia affascinante per quanto ermetica in molti aspetti, una storia che è sicuramente la narrazione di una vita intensa, da leggere con avidità, per divertirsi ma anche per imparare. Possiamo immaginarlo come il viaggio iniziatico di un peluche, un peluche dapprima normale, ma poi, attraverso il contatto con scienziati pazzi, prostitute a pezzi, musicisti, preti, pianeti, organi riproduttivi, esplosioni, liquidi, mentine, eccetera.
E le poesie, nate forse originariamente come didascalia per questi disegni, rimandano indubbiamente alla stessa varietà cosmogonica di base. Poesie per animi gentili, che sanno racchiudere nel breve spazio di pochi versi tutta la delicatezza di un mondo che sboccia, e che sbocciando si fa appunto poesia.
Io penso che il messaggio profondo di questo libro, dei suoi disegni e delle sue poesie, non sia altro che un invito a riscoprire la bellezza nascosta del mondo.
Ultimo dettaglio, il libro è accompagnato da un simpatico gadget, un disco musicale in cui Penasa ed i suoi amici cantano dei pezzi musicali simili a “canzoni”, probabilmente ispirati ai disegni e alle poesie; e devo dire che, contrariamente a quanto accade di solito, questo disco non è solo un inutile accessorio, anzi. Questi giovani cantano molto bene e sanno usare con sapienza i loro strumenti musicali: purtroppo il pinökel di plastica trasparente che servirebbe a mantenere agganciato il disco nella sua sede corretta era rotto, sicché non ho potuto far altro che gettare il simpatico disco nella spazzatura. Peccato, perché non era niente male.